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COME VALUTARE LA STABILITA’ DI UN ALBERO.

Siamo stati interpellati in qualità di esperti, per valutare la stabilità di sedici alberi monumentali in uno dei più famosi stadi d’Italia. Parliamo di quindici tigli (Tilia argentea) ed un bagolaro (Celtis australis). In seguito ad un paio di schianti avvenuti lo scorso anno, per fortuna senza danni a cose e persone, e all’abbattimento di altrettanti alberi giudicati pericolosi, la committenza ha deciso per una valutazione visiva che la orienterà verso la difficile decisione di abbattere o salvare il salvabile.

I tigli (una decina), si trovano all’ingresso principale dello stadio dove vi è un via vai di pedoni piuttosto importante, specialmente nelle giornate di gioco. I restanti alberi, compreso il bagolaro, sono dimorati all’ingresso secondario, dove con le proprie chiome interessano anche una struttura scolastica e la strada comunale adiacente.

Quando si effettua una valutazione di stabilità degli alberi, la prima cosa da tenete in considerazione è il contesto in cui si trovano; e in questo caso il contesto determina una buona fetta di considerazioni da fare in base allo stato di salute delle piante esaminate. La valutazione è infatti un compromesso tra lo stato vitale degli alberi (a basso rischio di schianto, a medio rischio di schianto e ad alto rischio di schianto) e la loro collocazione (dimora scarsamente popolata, mediamente popolata e altamente popolata).

Quando si parla di valutazione visiva, si intende un’analisi a trecentosessanta gradi di tutto ciò che l’occhio dell’esperto può vedere (anche con un potente binocolo) e di tutto ciò che può toccare con appositi percussori.

Veniamo al dunque. Gli alberi in ingesso principale ci si presentano con enormi capitozzature (anche superiori ai trenta centimetri di diametro) , con rami epicormici generati da gemme avventizie e con la presenza di patologie cariogene di diversa specie. La capitozzatura effettuata da squadre incompetenti come in questo caso, hanno provocato un enorme scompenso energetico-ormonale, mandando in totale confusione tutte le fasi di crescita dei nostri alberi. Ora abbiamo piante che architetturalmente sono in una fase di “vecchiaia”, che si comportano come astoni di un anno o due. In pratica, con questo tipo di pratiche distruttive, è come chiedere ad un novantenne di fare una gara a piedi con il nostro Marcell Jacobs (l’uomo più veloce del mondo alle ultime olimpiadi), ed eventualmente batterlo. Impossibile!!!! I rami epicormici prodotti dall’albero post capitozzatura, non sono rami, ma vere e proprie piante nuove che crescono lassù dove non possono avere ne radici ne colletto che le possano sostenere. Ancora, più i tagli sono grossi, più la strada per l’ingresso dei funghi cariogeni, è spianata; con il conseguente degrado del legno.

Con la capitozzatura vengono a mancare le gemme meristematiche che sono il cervello delle piante. Di conseguenza, le radici, una volta svuotate completamente da tutti gli zuccheri di riserva per contrastare la pratica assassina, diventano inutili ai fini del trasporto idraulico, e muoiono. Purtroppo sarebbero ancora molto utili per il sostentamento strutturale dell’albero. Continuando a parlare di radici, queste in particolare sono già alloggiate in una situazione critica: infatti la sede cortiliva è in asfalto bituminoso, ed è stato steso fino al limite del colletto, impedendo così un corretto scambio gassoso-idraulico.

Alla percussione, si sono evidenziati molte cavità, sia basali che a diverse altezze del fusto. Insomma, la situazione non è delle migliori.

Gli alberi siti nell’ingresso secondario, godono di salute migliore. I capitozzi sono nettamente più piccoli e con una buona pratica, penso che si possa recuperare l’architettura ed un corretto equilibrio ormonale. Tuttavia anche quest’ultimi hanno le radici completamente ricoperte di bitume, quindi quello che consiglierò di fare, è di eseguire una prova di trazione con il dinamometro. Qualora il risultato non fosse soddisfacente, ci avvarremo del supporto tomografico: una specie di risonanza magnetica degli alberi.

Tutta questa pappardella per dirti che è importante scegliere i consulenti giusti e le squadre giuste per la manutenzione del tuo giardino. Un manutentore che sa in fatto sue e che esegue i lavori a opera dell’arte, può inizialmente sembrare caro, ma non lo è. Tutto deve partire da un buon progetto: la pianta giusta al posto giusto. Se l’albero diventa troppo grosso e non si può gestire agronomicamente, vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa. Quindi non fermarti mai all’illusione del spendere poco.

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Campanini Claudio

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