Il capitozzo è sempre dannoso: ecco perché.
Ma cosa vuol dire capitozzatura?
Letteralmente vuol dire tagliare il capo.
Altra domanda: ma le piante hanno il capo? Si, lo hanno e ve lo illustro.
Noi umani condividiamo con le piante parte del nostro DNA. Veniamo dalla stessa cellula primordiale. Per noi animali il capo è quel contenitore che contiene il cervello. A noi, possono pure amputare gli arti ma non il capo. Moriremmo! Per gli alberi è uguale. Nel loro caso il contenitore non si chiama capo ma gemma meristematica, all’interno della quale non vi è il cervello ma i tessuti meristematici. Potremmo dire che il meristema è il “cervello della pianta” e si trova sempre in punta. La pianta non può vivere senza.
Detto ciò, dovrebbe essere già tutto chiaro, ma non per la categoria dei capitozzatori.
Andiamo avanti…. proviamoci senza troppi tecnicismi.
Il “cervello” della pianta è quello che comanda tutto: tutte le informazioni di cui necessita l’albero per crescere arrivano dal meristema. Se noi lo tagliamo, poniamo fine alle informazioni.
Detto in parole povere: ad una capitozzatura corrisponde la morte di circa il 70% dell’albero ma soprattutto delle radici (se siamo ottimisti). Un albero con poche radici ha, ovviamente, un altissimo rischio di schianto al suolo.
Tuttavia, le piante possiedono (chi più chi meno) una capacità straordinaria: quella della reiterazione. Questo fenomeno non è altro che la capacità dell’albero di ripetersi. Dopo una capitozzatura, la vecchia pianta , prima di morire, genera una quantità indefinita di nuove piante sull’asse del capitozzo. Nuove piante con lo stesso DNA della pianta madre e con lo stesso progetto: insomma, se quell’albero era destinato a diventare 30 metri, anche il ricaccio vorrà diventare 30 metri ma senza colletto e radici. Quindi, come potete senz’altro capire, un nuovo albero che cresce la dove c’è un capitozzo non può meccanicamente reggersi e cade.
Non vi annoio oltre. Le lezioni che tengo nelle varie scuole professionali sono assai più specifiche sull’argomento, ma quello che oggi mi preme sottolineare è che le piante capitozzate sono sempre pericolose e, col passare del tempo, lo diventano sempre di più.
Adesso però vi tocco direttamente nel portafogli.
La capitozzatura è un’operazione relativamente veloce che illude il malcapitato cliente che fare presto equivale a spendere poco. Nulla di più sbagliato. Un capitozzo è spesso irreversibile e ci costringe ad una gestione annuale, o al massimo biennale, dell’alberatura. Questo preclude dei costi folli, fino allo scontato risultato della rimozione dell’albero.
Diffidate dei praticoni che promettono mari e monti a poco prezzo. È solo un’illusone.
Spesso le capitozzature sono la conseguenza di errori di progettazione: una alberatura inserita nella giusta posizione e potata nel modo corretto richiede pochissimi interventi, fa risparmiare molti soldi, rimane esteticamente più bella e meccanicamente più sicura. Se vi vedete costretti a capitozzare significa che quell’albero non è nella posizione corretta. Noi che progettiamo giardini lo sappiamo bene.
Quindi: se quella pianta è in una posizione sbagliata, va tolta. In un luogo antropizzato abbiamo solo tre possibilità:
-mettere in progetto la giusta pianta e gestirla con potature eseguite con competenza e professionalità;
-se la pianta è già inserita nel contesto, gestirla a testa di salice (tecnica del pollarding) effettuando i primi tagli quando i rami hanno ancora un diametro ridotto;
– eliminare l’albero pericoloso sostituendolo con un albero di dimensioni più adeguate.
Claudio Campanini